Descrizione
La più antica chiesa di Castelfranco è la Chiesa di Santa Maria Assunta: il primo impianto sembra essere stato costruito insieme al Castello, presumibilmente tra il 1226 e il 1232, e probabilmente aveva la stessa collocazione dell’edificio attuale.
Solo nel 1578 la Chiesa fu elevata al grado di arcipretura e di vicariato con giurisdizione su varie parrocchie (San Giacomo di Castelfranco, San Giacomo di Piumazzo, San Bartolomeo di Manzolino, San Prospero di Riolo, San Nicolò di Calcara).
All’inizio del 1600 l’edificio venne ampliato e completato dal campanile e nel 1625 l’arciprete Don Masini commissionò al Guido Reni un dipinto raffigurante l’Assunta, collocato poi nell’abside sopra l’altare maggiore. La chiesa ha subìto nel corso degli anni alcuni grossi interventi di restauro: nel 1704, l’edificio che era strutturato in un’unica navata assunse la struttura a tre navate; alla fine del 1800, nel lato verso la via Emilia, fu sacrificato un portico per consentire un ampliamento; nel 1914 fu eseguito il restauro della facciata, secondo il progetto dell’architetto Collamarini di Bologna; nel 1921, il restauro del Campanile; nel 1924, il rifacimento del pavimento.
Molte sono le opere di pregio che si possono ammirare all’interno della Chiesa, oltre al citato dipinto del Reni: la statua dedicata al protettore della città di Castelfranco E., San Donnino; la piccola statua di Sant’Anna, creata dallo scultore Molli e collocata su una mensola in fondo alla navata sinistra; il dipinto raffigurante Santa Barbara*, donato dai Bombardieri del Forte Urbano nel 1695 e attribuito al Guercino; un’opera del pittore Angelo Gessi, detto il Nobile, della prima metà del 1600, che ritrae un bambino con angelo custode; un quadro di Prospero Fontana del XVI secolo collocato sulla porta di ingresso della sagrestia, raffigurante la Beata Vergine attorniata da Sant’Elena, dall’Imperatore Costantino ancora bambino, da San Pietro, San Francesco e San Donnino.
Già dalla fine del XV secolo l’iconografia dell’Assunta presentava strette analogie con quella dell’Immacolata Concezione, dove però non presentava implicazioni d’ordine teologico (si dibatteva anche sull’età della Vergine e sulla presenza o meno degli Apostoli) si rappresentava la Madonna nel momento in cui ascende al cielo, lasciando vuoto il suo sepolcro. Inoltre, Maria veniva contrapposta alla figura di Eva, macchiata del peccato originale. Reni sceglie di ritrarre la Vergine già in cielo in una dimensione trascendente, attraverso un’immagine che ne comunica l’idea di perfezione spirituale in un abito di perfezione formale.
Ciò che rende sempre diversa la valenza semantica delle figure mistiche del Reni è l’intuito volto alla ricerca di un equilibrio tra ambientazione, gestualità e colore in sottile contrapposizione. In questo caso inserisce in uno spazio trascendente simbolico e allusivo la pienezza fisica della Vergine nella sua ideale bellezza formale. Il fondo illuminato a raggiera ricorda la Donna dell’Apocalisse ma anche lo spazio infinito dei fondi oro in cui s’innesta l’arcaico simbolismo della mandorla di nubi e cherubini, la cui consistenza sfuma dal basso verso l’alto. Questi accorgimenti suggeriscono una visione scorciata della figura accentuandone il senso ascensionale e nel contempo permettono al pittore di raffigurare la piattaforma di Angioletti. Si instaura una serie circolare di rimandi tra la dimensione astratta del fondale e la solida concretezza della Vergine: questa operazione di sintesi non è fine a se stessa ma risponde alle elaborazioni dottrinali della Chiesa impegnata a riaffermare i principi del Concilio ma anche il portato della sua storia. Di conseguenza attraverso la rete di rinvii, tessuta tra presente e passato, tra simbolismo e rappresentazione del naturale, riesce a fondere le due Verità, quella storica e quella dottrinale, in una sola di valenza assoluta, la Verità proposta dalla Chiesa (G. Ghermandi, Guido Reni e l’Assunta di Castelfranco in Castelfranco dell’Emilia Romagna, ne L’Emilia Romagna, paese per paese, Firenze 1987).
Nella Chiesa sono presenti le seguenti opere dell'artista Angelo Tavoni: il bassorilievo in terracotta "Ultima cena", i bassorilievi in terracotta "Battesimo di Cristo" e "Resurrezione di Cristo" sopra la porta d’ingresso, e il bassorilievo in terracotta patinata "Consacrazione della Chiesa di Santa Maria Assunta". Esternamente alla Chiesa si trovano le statue di San Geminiano e di San Petronio.
*La pala di Santa Barbara. La pala che ornò dal 1633 al 1841 la Cappella che la Confraternita dei Bombardieri della Fortezza Urbana possedeva in Santa Maria fu ed è pacificamente riconosciuta dagli storici dipinta dal pittore bolognese Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino. Questa paternità, però, è contestata dai critici d’arte, che, sulla base di raffronti stilistici con opere di altri pittori, propongono altre attribuzioni, come ad esempio quella a Francesco Monti. Comprensibile la prima attribuzione dei critici al Guercino per i valori del chiaroscuro, per le linee e per le figure scorciate della grande "invenzione" barocca. L’impianto della composizione è grandioso e solenne, tutto articolato in ritmi ascendenti. La stessa colorazione calda e pacata dei primi piani, si stempera verso l’alto dove le nubi trascolorano e l’angioletto, con la palma del martirio, scende illuminato da una luce sbiancata, lunare.
Modalità di accesso
Accessibile negli orari di apertura.
Indirizzo
Orario per il pubblico
Orario: giorni feriali 8,30 e 18,30, giorni prefestivi 18,30, giorni festivi 8,00 – 9,30 -10,30 – 11,30 e 18,30
Contatti
Ultimo aggiornamento: 26-02-2025, 10:43