Itinerari - Comune di Castelfranco Emilia

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Storia della Città di Castelfranco Emilia
 

Le origini di Castelfranco Emilia sono legate, secondo le fonti letterarie, alla presenza del “Forum Gallorum”, che, secondo la tradizione, era il luogo dove sorgeva la Mansio Forum Gallorum, una stazione di sosta situata lungo la strada, da individuare nei pressi dell’attuale area denominata “Prato dei Monti”.
Il nome di Castelfranco Emilia deriva, però, dalla fondazione medievale del “Borgo Franco”, avvenuta ad opera dei bolognesi nel 1226.
Ai nuovi abitanti del paese furono concesse particolari condizioni fiscali in quanto il Borgo Franco si configurava come ultimo centro bolognese in prossimità del confine con la nemica Modena, fungendo da avamposto di difesa.
Della costruzione del Borgo Franco resta in vista parte delle mura nei pressi di quella che era “Porta Bologna”, in direzione di Bologna sulla Via Emilia.
L’organizzazione territoriale di più ampia portata del paese risale alla colonizzazione romana, avvenuta con la centuriazione; in seguito fu realizzata la bonifica delle terre paludose e il Panaro fu chiuso fra gli argini. Il territorio trova così la sua attuale ubicazione.
Al Castello fu dato il nome di “Franco”, cioè libero, per indicare l’esenzione venticinquennale da ogni tassa, concessa ai suoi abitanti per favorire il popolamento del Borgo. Castelfranco iniziò così ad affermarsi come centro di vita civile e economica, pur rimanendo un insediamento essenzialmente militare; il periodo è caratterizzato da continue guerre tra Modena e Bologna, tra Guelfi bolognesi e Ghibellini modenesi.
Alla fine del '400 il centro assunse un carattere “commerciale”, divenendo il punto di riferimento della vita economica. Nel 1506 passò allo Stato della Chiesa, rimanendo sotto il dominio pontificio fino al 1859.
Il '500 e l’inizio del '600 videro Castelfranco attraversare un periodo di tranquillità, che rese possibile il restauro e l’abbellimento degli edifici pubblici e delle chiese.
Nel 1626 Papa Urbano VII decise di costruire un forte sul confine presso la Via Emilia, chiamato in suo onore “Forte Urbano”, che fu completato nel 1634.
Nel 1740 fu restaurato il Teatro dove tenevano spettacoli le compagnie di passaggio e, dopo la sua fondazione nel 1759, una società di attori dilettanti locali, l’Accademia dei Rinascenti.
Nel 1805 Napoleone fece saltare le fortificazioni del Forte Urbano, che perse così la sua funzione militare e venne adibito a carcere.
Nel 1848 un nutrito stuolo di giovani volontari partì per partecipare alla Prima guerra d’indipendenza nazionale: ben 52 furono i combattenti castelfranchesi che si unirono alle imprese risorgimentali.
Con il plebiscito del marzo 1860, anche l’Emilia sancì l’unione al Regno d’Italia e due anni dopo il paese mutò il nome in Castelfranco Emilia.
La dominazione pontificia lasciò in eredità una grave situazione di arretratezza economico-sociale e di analfabetismo.
Grazie alla stazione ferroviaria costruita nel 1862, il paese riuscì a integrarsi al Regno d’Italia.
Nel 1898 venne fondata la prima sezione del Partito Socialista, che ebbe uno sviluppo notevole per poi conquistare nel 1921 la maggioranza del Consiglio Comunale.
Sono tanti gli episodi di violenza e di sopraffazione che caratterizzarono i primi anni di vita del Fascismo.
Nel 1929 il Comune venne trasferito dalla provincia di Bologna a quella di Modena, provvedimento che suscitò critiche da parte dei cittadini.
Durante la Seconda guerra mondiale il paese fu bombardato per ben due volte dagli Alleati.
I civili morti nei tre bombardamenti e dai mitragliamenti al Forte Urbano furono 152, i partigiani 73, le vedove di guerra 83.
È proprio sugli spalti del Forte Urbano che i fascisti misero a segno il primo tragico fatto di sangue della lotta partigiana a Castelfranco Emilia, con la fucilazione, nel marzo 1944, di dieci giovani renitenti alla leva.
Fra le vittime della guerra di liberazione spicca la figura di Gabriella Degli Esposti, che, in attesa del terzo figlio, venne torturata e uccisa per non aver voluto tradire i compagni di lotta. Per il suo impegno nella Resistenza è stata insignita della medaglia d’oro al valore militare.
Nonostante le reificazioni avvenute dopo la guerra, Castelfranco ha conservato la caratteristica tutta emiliana del centro storico con il portico continuo.
Quanto agli abitanti del paese ricordiamo quanto scriveva Alessandro Bacchi nel 1844 “Indole degli abitatori è allegra e faceta per la ridente positura in che la Terra è collocata, mentre il continuo passaggio dei viaggiatori li rende ospitali e civili”.